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Marilena Garofalo

Perchè si diffondono le fake news? “L’ho letto sui social, sarà vero”, ERRORE!

Siamo passati da “l’hanno detto al telegiornale” a “l’ho letto sui social, sarà vero!”. Paure, incertezze, ma anche leggerezza, sono tra le cause principali della divulgazione di fake news. 

Ma perché nascono? Uno dei motivi più plausibili è quello di monetizzare! Eh sì! Dietro ogni vostro click c’è un guadagno per coloro che generano fake news, ecco perchè ci troviamo spesso davanti a titoloni strategici che vi porteranno involontariamente a concedere il vostro click. “VOGLIONO NASCONDERCI LA VERITÀ, È UN COMPLOTTO CONTRO I CITTADINI”, ed ecco che siamo lì, curiosi di conoscere la verità, clicchiamo, cadiamo nel tranello e alla fine è solo tanta “fuffa”.

Ma le fake news non sono solo su Facebook, viaggiano alla velocità della luce anche su whatsapp, come il caso del “famoso” biocontenimento bsl-4. (qui l’approfondimento a riguardo da bufale.net )

Le fake news hanno l’obiettivo di destabilizzare gli ambienti, creare confusione e panico, una fake news prende spunto da notizie reali condite da informazioni paradossali. Proprio così, più è paradossale l’informazione fornita più sarà semplice la condivisione tra gli utenti.  

AGCOM, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha pubblicato nel mese di febbraio un rapporto su “Percezioni e disinformazioni”, con l’obiettivo di comprendere come gli utenti fruitori dei social media reagiscano rispetto a contenuti di informazione di qualità differente e in che misura siano in grado di riconoscere le informazioni. 

I social network sono certamente il mezzo più utilizzato per accedere alle notizie online, eppure sembra ancora difficile per molti utente riuscire a riconoscere una fonte autorevole dalla zia peppina di turno che ti racconta la notizia del momento. 

Entrano in gioco più elementi che hanno a che fare con il Neuromarketing: Cervello primitivo e cervello razionale. La ricerca relativa agli stimoli pubblicitari , ad esempio, è un’indagine che punta a individuare quali siano le cause di determinate reazioni delle persone. Possiamo applicare la stessa ricerca sul perchè gli utenti credono a una qualsiasi notizia letta online. Il cervello primitivo lavora d’istinto, con le emozioni e le percezioni, quello razionale è più lento, lavora con cognizione e memoria. 

Perchè siamo più propensi a credere alla zia Peppina piuttosto che approfondire la ricerca e cercare di conoscere la realtà dei fatti? Se una notizia ci arriva da una persona fidata, vicina alla nostra cerchia di conoscenze siamo più propensi a crederci, lo facciamo per una questione di “economia cognitiva” tendiamo a risparmiare tempo, siamo propensi a semplificarci la vita, a credere che qualcun altro abbia già fatto lo sforzo di riconoscere se si tratta di una notizia vera o falsa.

Quando ci troviamo davanti qualsiasi tipo di notizia il nostro cervello tendenzialmente concede l’ingresso a solo due categorie di informazioni: quelle che vale la pena di ricevere subito e quelle che mettono in guardia rispetto a minacce o pericoli, attivando in questo modo il cervello primitivo. Ecco perchè le fake news trovano un terreno fertile nei social network. 

Gli utenti, sono propensi a consumare informazioni più in linea al proprio punto di vista, creano aggregazioni omogenei e sono inclini a pensare allo stesso modo di tutti, più gente crede che una notizia sia vera più alta sarà la propensione a definirla tale. Questa condizione alimenta la diffusione della disinformazione attraverso meccanismi simili al contagio favorendo la vitalità della notizia.  

Si genera il cosiddetto effetto Dunning-kruger, persone meno esperte di un dato tema o argomento, per intenderci i laureati all’università della vita, sono più inclini a sopravvalutare la propria conoscenza contro chi invece pur avendo le competenze sottovaluta le proprie capacità e evita di dire la sua, risparmiandosi conversazioni inutili (del resto “mai discutere con gli imbecilli”).

Stiamo attraversando un periodo in cui la sovrabbondanza di informazioni, l’infodemia,  certamente, non rende semplice il riconoscimento di una notizia falsa da una vera. Ma basta poco per riuscire a fare una prima scansione e indentificarle.

Innanzitutto, attento ai toni utilizzati per la diffusione della notizia. Come detto all’inizio, più il titolo genera allarme, panico e paura più alta sarà la probabilità di trovarsi dentro una notizia falsa. 

Ricordati SEMPRE di verificare le fonti, se si tratta di una testata attendibile, verifica l’url del sito, se leggi il www.ilfattoQUOTIDAINO.it è chiaro che stai per condividere una notizia priva di senso. 

“La russia ha liberato i leoni per mettere paura e non fare uscire nessuno da casa” MA DAI? Controlla sempre che la foto sia autentica, che non si tratti di un fotomontaggio o che non sia correlata a un’altra notizia del passato. (qui l’articolo della notizia “Putin ha liberato 500 leoni in strada (…)” )

INFORMATI! Che si tratti di una notizia vera o falsa, non fare l’errore di leggere il titolo e condividere, almeno leggi l’articolo. Questo vale anche per le notizie vere, spesso i titoloni strategici lasciano intendere altro rispetto al reale contenuto, sono tecniche di clickbait al fine di incrementare i click sul proprio sito e monetizzare attraverso le visualizzazioni. 

Oggi, per fortuna, esistono siti che si occupano di Debunking, smascherare le bufale che circolano in rete e vengono diffuse a macchia d’olio, uno tra questi bufale.net e butac. Prima di condividere qualsiasi informazione solo perchè l’ha detto la zia peppina informati, condivi solo se ne sei certo, evita di essere come tutti, distinguiti!

*foto utilizzate non per fini promozionali.